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Atti di sottomissione; Megan Nolan.



Un romanzo d’esordio, autobiografico. La giovane autrice racconta l’esperienza di una relazione che in quarta di copertina viene definita tossica ma che si può chiamare in molti modi. Una relazione in cui il bisogno, la dipendenza e il dolore (inflitto a sè stessi e all’altro) offuscano la reciprocità e la possibilità di crescere date dall’essere in due. L’autrice parla con grande lucidità, offrendo pensieri, vissuti e considerazioni che solo in apparenza sono lontani dalla maggior parte delle persone che si fanno del male, che non si ubriacano fino a non ricordare più nulla, che hanno un senso di sé e un’autostima più integri di questa ragazza irlandese con la frangetta e la tendenza ad autodistruggersi. Ciò che si trova in questo libro a tratti infastidisce, a tratti intenerisce. Ci sente un po’ estranei alla protagonista e un po’ ci si sente lei. Ci sono parti di noi che sono anche questo caos scomodo che descrive, basta soltanto riconoscerle e farci la pace. Non è il racconto esibito di una persona istrionica e sofferente, offre spunti di pensiero sui legami e sul proprio modo di stare in relazione. La lettura è scorrevole, alcuni contenuti forse un po’ difficili da digerire.

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